• Editoriale
  • Alto Molise, basta il voto di un referendum per tornare in Abruzzo

    AGNONE – Riunificare l’Alto Molise e l’Alto Vastese, come erano un tempo, quando entrambi i territori separati solo dal fiume Sente appartenevano all’Abruzzo. E’, da sempre, la principale missione dell’associazione “Almosava“, acronimo di AL-to MO-lise SA-ngro VA-stese, coordinata da Enzo Delli Quadri. L’obiettivo è fare in modo che i «Comuni del territorio prendano coscienza del fatto che oggi esistono le condizioni per la riaggregazione, dei quattro spicchi di terra di diversa provincia, sotto un unico organismo amministrativo, approfittando del corso storico che vede in discussione l’esistenza delle Provincie, l’esigenza di creare nuove aggregazioni territoriali, l’opportunità di creare Zone Franche da fisco e burocrazia e l’opportunità di una riunificazione dell’Abruzzo con il Molise». E ora una buona notizia in questa direzione arriva dalla cronaca politico.amministrativa di questi giorni. C’è il via libera, infatti, della Corte di Cassazione al referendum promosso dal Comune di Valle Castellana (Teramo) per l’annessione alle Marche e in particolare alla provincia di Ascoli Piceno. L’annuncio è stato dato nel corso i una conferenza stampa ad Ascoli dall’avvocato Achille Buonfigli. Ai cittadini verrà chiesto: “Volete che il territorio del Comune di Valle Castellana sia separato dalla Regione Abruzzo, per entrare a far parte integrante della Regione Marche?“. Essendo di rango costituzionale, il referendum dovrà ottenere il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Da anni i residenti lamentano lo stato di abbandono dal Comune e dalla provincia di Teramo distante circa 40 km. Molto più agevolmente raggiungibile Ascoli Piceno, distante 18 km. Il territorio del Comune di Valle Castellana peraltro ricade già dal punto di vista giuridico nelle competenze del tribunale di Ascoli. Insomma, situazione simili a quelle che si registrano nei vari centri dell’Alto Molise che confinano, appunto, con l’Abruzzo, sia nel versante del Chietino che in quello dell’Aquilano.
    «Negli anni 60-70 del secolo scorso, politici insensibili e, in diversi casi, più interessati a questioni partitiche e personali che a questioni di interesse territoriale, determinarono la sudditanza amministrativa dell’Altosannio a ben quattro province e due regioni, aggravando situazioni già pesanti di desertificazione demografica, economica e sociale. – spiegano da Almosava, associazione culturale che è stata costituita «con l’obbiettivo strategico di unificare le due regioni politicamente e amministrativamente in modo da creare maggiori possibilità di movimento, di informazione, di circolazione delle idee e delle economie, per la migliore qualità di vita delle genti abruzzo-molisane e, conseguentemente, presentarsi dinanzi all’Unione Europea con maggior forza, pronti a rivestire un ruolo più moderno e più importante nell’area mediterranea». Un’idea che dal mondo dell’associazionismo dovrà passare nelle istituzioni, attraverso le procedure previste dalla legge per il trasferimento da una regione all’altra. L’esempio del centro abruzzese del Teramano che vuole entrare a far parte delle Marche dimostra che si tratta di un processo possibile. Senza rivoluzioni armate, ma semplicemente passando per il voto di un referendum.

    Francesco Bottone

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