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  • Amministrazione Venosini caduta, Cieri: «I cittadini vogliono spiegazioni»

    CELENZA SUL TRIGNO – Celenza decapitata; l’amministrazione comunale è sciolta perché i quattro consiglieri della maggioranza, Luigi Valentini (vicesindaco), Aurora Felice (assessore), Alessandra Di Iorio (ex vicesindaco) e Antonio Antenucci (ex assessore), hanno rassegnato le dimissioni il 15 gennaio 2016. La minoranza composta da Juri Vespasiano e Gabriele Piccoli non è stata tenuta in considerazione e quindi il gioco è avvenuto tutto all’interno della maggioranza espressione del movimento “Insieme per Celenza”.

    Si chiude con un anno e quattro mesi di anticipo l’era di Andrea Venosini, sindaco dal 28 maggio 2007 e riconfermato a maggio del 2012.venosini fascia

    I consiglieri dimissionari hanno argomentato le motivazioni del loro gesto in due documenti: uno di Luigi Valentini, il più duro, il secondo a firma degli altri tre. Celenza isolata, progetti concordati, ma poi non portati all’approvazione del sindaco, mancanza di democrazia, isolamento del sindaco anche all’interno dell’apparato burocratico, metodi dittatoriali di Venosini che lamenta di avere tutti contro e invece è accusato di essere lui contro tutti: in sintesi sono queste le accuse rivolte al sindaco.

    Sono sufficienti? Sono tali da non trovare soluzione unitaria? Ma non è stato sempre così il Venosini, come per anni ha rimarcato l’opposizione? E non è andato sempre bene così per tutto il gruppo? Possibile che ha tanto pesato, nella riunione di Giunta comunale del 29.12.2015 l’affermazione del sindaco riferita dal vicesindaco: «…le deliberazioni della Giunta le decido io e solo io e nessun altro»? Ci sono forse altre ragioni?

    Sono domande legittime che tanti cittadini pongono e che avrebbero avuto risposta solo se i quattro consiglieri, invece delle dimissioni, avessero presentato una mozione di sfiducia a cui avrebbe fatto seguito un dibattito in consiglio comunale. Sì, perché il consiglio comunale è la sede del confronto democratico. Si lamenta la mancanza di democrazia e non si tiene conto del momento cardine del confronto e non si dà al popolo la possibilità di capire. Queste sono le voci ricorrenti in paese.

    Un gesto unilaterale, quindi, con il sindaco che non ha avuto la possibilità di spiegare le sue ragioni. Lo farà in altra sede senz’altro. Ma una uscita da un consiglio comunale sarebbe stata onorevole per tutti.

    Rodrigo Cieri

    eco

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