• Editoriale
  • Atto aziendale, per il “Caracciolo” è l’anticamera della morte

    Dopo una lunga attesa, dovuta agli innumerevoli cambiamenti ai vertici ed alle ripetute bocciature subite dal Ministero della Salute, l’ASREM ha prodotto l’Atto Aziendale, che configura l’organizzazione e le articolazioni di governo dell’Azienda sanitaria. Come è noto la Regione Molise aveva riconosciuto nel piano operativo straordinario 2015-18 l’Ospedale Caracciolo di Agnone come presidio di area disagiata, prevedendo un’attività di Medicina Generale con 14 posti letto, con personale autonomo ed un servizio di Emergenza-Urgenza presidiato da un organico proveniente dall’Ospedale di Isernia. L’Atto Aziendale conferma sostanzialmente tale impostazione. Nel Caracciolo è prevista un’unica Unità Operativa Complessa, quella di Medicina, ed una sola Unità Semplice di Direzione Sanitaria. In altri termini ci sarà un solo Direttore ( il Primario di una volta) ed un solo reparto dotato di autonomia, pur in rete con gli hub regionali. Le attività di pronto soccorso, laboratorio, emoteca e radiodiagnostica saranno in dipendenza gerarchica con le relative Unità Complesse di Isernia. Sono previsti inoltre 40 posti letto di RSA per anziani non autosufficienti e 15 di ospedale diurno. L’Ospedale dovrebbe divenire anche sede della casa della salute, nella quale medici di famiglia e infermieri forniranno assistenza di base. Non si fa menzione, nell’Atto Aziendale, di qualsivoglia attività di chirurgia, sebbene il decreto Balduzzi, che definisce con chiarezza requisiti e caratteristiche degli ospedali di area disagiata , preveda esplicitamente la presenza di una chirurgia elettiva ridotta operante in Day Surgery o Week Surgery con possibilità di degenza in medicina. Nulla risulta nell’Atto Aziendale della attività di reumatologia, sin qui condotta con impegno e riconoscimenti scientifici a livello nazionale, e non è chiaro come si intenda riorganizzare a livello regionale, nè tantomeno a livello locale, il servizio di dialisi salito recentemente agli onori della cronaca per clamorosi disservizi. Degli strombazzati accordi interregionali (si era parlato di 3milioni di euro da parte della Regione Abruzzo) neppure l’ombra. Mentre per i presidi di Campobasso, Isernia e Termoli è prevista con chiarezza la configurazione organizzativa non uno schema o una diapositiva è dedicato a chiarire cosa sarà del Caracciolo. La precedente amministrazione e il governatore Frattura hanno sbandierato il riconoscimento dello status di area disagiata come un grande successo. Anche l’Amministrazione Marcovecchio, pur tra mille cautele, sembra aver concesso alla Regione Molise una certa apertura di credito. La realtà appare molto diversa. Un Ospedale del tutto privo di reale autonomia, con personale che, in caso di carenza, sarà necessariamente dirottato nei centri con maggiore utenza. Una struttura nella quale l’erogazione di prestazioni specialistiche (reumatologia, ortopedia, oculistica, otorinolaringoiatra, ginecologia, pediatria) non sarà che un ricordo del passato o avverrà a singhiozzo e con discontinuità. Un riconoscimento insomma del tutto formale, con una struttura oggettivamente debole e subalterna. Michele Iorio, Ulisse Di Giacomo e Franco Giorgio Marinelli furono messi alla gogna per molto meno. Al di là di ogni trionfalismo o infingimento utile tutt’al più per affrontare una campagna elettorale (ma è difficile prendere in giro la gente che in questo campo ben misura la distanza tra parole e fatti), quella che si profila all’orizzonte per l’Ospedale di Agnone è la cronaca di una morte annunciata. 

    di Italo Marinelli 

     

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