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  • Brambilla porta un maiale a Montecitorio: «Basta con le fabbriche di carne»

    L’onorevole Michela Brambilla porta un maiale a Montecitorio: «Basta con le fabbriche di carne».

    «Sulla condizione dei maiali negli allevamenti italiani, in troppi hanno gli occhi, letteralmente, foderati di prosciutto. E’ ora di affrontare seriamente il problema di una vita, quella di tutti gli animali intrappolati, come fossero macchine o materie prime, nelle catene di montaggio delle filiere alimentari di massa, una vita che della vita ormai ha poco o nulla. Basta con le fabbriche di carne senza il minimo rispetto per gli animali». Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, presentando a Montecitorio, due proposte di legge a sua firma – una per la protezione dei suini, l’altra sull’obbligo di videosorveglianza nei macelli e negli allevamenti industriali – insieme con Simone Montuschi di “Essere animali”, associazione che ha svolto numerose indagini sotto copertura negli stabilimenti del nostro Paese. L’ex ministro, per dimostrare che i suini sono animali sensibili e intelligenti, si è presentata a Montecitorio accompagnata da un maiale al guinzaglio di nome Dior che ha richiamato l’attenzione dei media e dei cittadini.

    «Con il mio progetto di legge sulla protezione dei suini formulo alcune proposte concrete: il divieto di allevare in gabbia le scrofe gravide e in allattamento, di praticare la castrazione chirurgica, di effettuare interventi di mozzamento di una parte della coda e di riduzione degli incisivi dei lattonzoli e delle zanne dei verri se non effettuati da un medico veterinario, con anestesia e somministrazione prolungata di analgesici».

    «Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono terribili. La proposta prevede l’installazione di sistemi di videosorveglianza. Credo sia fondamentale denunciare a quali incredibili abusi e torture sono sottoposti i maiali prima di essere uccisi per finire in tavola. Occorre una vera e propria “operazione verità”, anche attraverso la diffusione di immagini girate all’interno di certe strutture, in modo che le persone siano consapevoli delle sofferenze “nascoste” in un panino al salame. Senza dimenticare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la carne lavorata (ad esempio insaccati e wurstel) tra i cancerogeni di gruppo 1, il più pericoloso, come l’amianto e il fumo, mentre la carne rossa è inserita nel gruppo 2a come probabile cancerogeno».

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