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  • “Caracciolo”, Marcovecchio invita alla ribellione: “Difendiamo quanto ereditato dai nostri padri”

    AGNONE. Non l’ospedale di una comunità, bensì quello di un intero territorio a cavallo tra due regioni (Molise e Abruzzo) e quattro province (Isernia, L’Aquila, Chieti e Campobasso) che copre un bacino di utenza di oltre trentamila residenti in centri con una media altimetrica al di sopra degli 800 metri sul livello del mare. E’ per questo che il primo cittadino di Agnone, Lorenzo Marcovecchio, da mesi ormai sceso in trincea a salvaguardia dell’unica struttura sanitaria pubblica della zona, invita i colleghi ad abbracciare una causa “buona e giusta” che vale il futuro di un intero territorio martoriato da tagli e ridimensionamenti in fatto di servizi.

    “Le attività dell’ospedale che per anni  è stato il baluardo del nostro territorio – sentinella di quel diritto alla salute tanto spesso invocato – sono oramai ridotte al lumicino – sottolinea con amarezza Marcovecchio -.  In dieci anni la ‘politica del palazzo’, con scelte scellerate,  è riuscita non solo a distruggere l’eredità dei nostri avi, ma ad accelerare quel processo di emigrazione verso i grandi centri dotati di maggiori servizi e maggiori tutele. Chi ‘conta’ – aggiunge l’avvocato agnonese – ha deciso di relegare noi sindaci al mero ruolo di pungiball, dovendo assorbire la legittima rabbia della gente senza poter agire in alcun modo. Quale ultimo atto per una mediazione pacifica, vi chiedo di voler condividere (con lo strumento che ti risulterà più comodo) la richiesta per garantire al nosocomio quei servizi minimi essenziali comunque garantiti dal Decreto ministeriale numero 70 (Balduzzi, ndr).

    Il Comune di Agnone lo ha fatto all’unanimità durante una delle ultime assise civiche, ma – oggi – potrebbe andar bene anche una semplice dichiarazione di condivisione rilasciata alla stampa. Qualora non dovessimo ottenere alcun risultato neanche in questo modo – tiene a precisare Marcovecchio – ritengo non possa esserci altra scelta se non quella di  scendere in piazza ponendo in essere una manifestazione eclatante che possa avere richiamo non solo regionale ma soprattutto nazionale. È ora di ribellarsi al sistema che ci vuole meri esecutori di scelte altrui. È ora di tornare ad essere rappresentanti di quel territorio che ci ha legittimamente scelto. Altri – conclude il sindaco di Agnone – lasceranno ai posteri un vitalizio, noi proviamo a lasciare il ricordo quantomeno di averci provato!”.

     

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