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  • Don Ciotti: «Carità e giustizia? No, la carità è giustizia e la giustizia è carità»

    CASTELGUIDONE – “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia”. Questa frase, tratta dal decreto sull’apostolato dei laici e dunque dal Concilio Vaticano II, è risuonata più volte, ieri pomeriggio a Castelguidone, nel corso della conferenza sul tema “Carità e Giustizia”.

    Un evento organizzato dalla Caritas diocesana di Trivento e dalla scuola di formazione politico-sociale “Paolo Borsellino”. Relatori don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, don Michele Tartaglia che ha tenuto al mattino una lectio divina, il parroco di Castelguidone e direttore della Caritas di Trivento, don Alberto Conti. Presenti anche il vescovo di Trivento, monsignor Domenico Scotti, e l’arcivescovo della diocesi di Pescara-Penna, monsignor Tommaso Valentinetti, il sindaco di Castelguidone, Donato Satabino, e l’assessore e vicepresidente del Consiglio regionale del Molise, Michele Petraroia.

    “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia”. Una frase citata dallo stesso don Ciotti che porta immediatamente la mente a ciò che avviene in questo lembo di terra montano tra Abruzzo e Molise, dove anche i diritti basilari, come quello alla salute, alla scuola, alla viabilità, vengono spacciati come concessioni dei politici di turno.

    Don Alberto Conti, che da direttore della Caritas ha la conoscenza reale e approfondita della realtà sociale di zona, ha sottolineato come sia in costante aumento «il numero dei poveri e degli ultimi che si rivolgono ai nostri centri di ascolto e di aiuto della Caritas diocesana». In un territorio, lo ha rimarcato don Conti, quello dell’Alto Molise e dell’Alto Vastese, dove vige e regna l’ingiustizia. Perché in questa “terra di mezzo” mancano, ha precisato don Conti, «tutti i presìdi che assicurano una vita dignitosa: la sanità, con l’ospedale di Agnone pesantemente ridimensionato, preludio forse di una chiusura completa; le scuole nei piccoli paesi; la viabilità inesistente e pericolosa; il mancato accesso ad internet veloce». E ha denunciato, don Conti, la volontà politica di «annullare, sul territorio, tutti i servizi pubblici, dalle caserme dei Carabinieri, agli uffici postali, alle sedi di guardia medica». Perché «si pretende di dare a tutto, anche ai servizi essenziali, un costo ed un prezzo», in un’ottica falsa e bugiarda di rapporto tra costi e benefici.

    Monsignor Valentinetti ha richiamato alla necessità di «preservare il territorio abruzzese e molisano dalle varie forme di sfruttamento, a partire da quello del petrolio al largo delle nostre coste, o dei tanti siti industriali inquinati di cui già si ha notizia, per evitare di rendere anche l’Abruzzo e il Molise come la “terra dei fuochi” nella vicina Campania».

    E don Luigi Ciotti, parlando della sua esperienza con gli ultimi, nella sua «parrocchia speciale che è la strada», ha sferzato le coscienze dei presenti con parole dure, impegnative, impregnate di «verità, legalità, responsabilità, giustizia e verità». E proprio don Ciotti, sulla scia di quanto detto in mattinata da don Tartaglia, ha ribaltato il senso del titolo del convegno, da “Carità e Giustizia” in “Carità è Giustizia”, con il verbo che sostituisce e deve sostituire la congiunzione.

    «La Chiesa e la società non hanno bisogno solo di indignati, che guardano il Cielo, ma di persone che si impegnano direttamente, che si sporcano le mani qui sulla terra per aiutare gli ultimi, per riconoscere il volto di Dio negli ultimi della società, nei migranti, negli emarginati, nei poveri. Indignarsi sulla scia delle spinte emotive non basta, non può bastare al cristiano. Dobbiamo invece assumerci la nostra parte di responsabilità, sporcarci le mani».

    Parole dure come macigni, ma quasi ovvie, perché scaturiscono dall’insegnamento della Chiesa e dunque dal Vangelo. C’è tutto lì, scritto su quelle pagine, basta prenderne atto e comportarsi coerentemente.

    «Carità è amore e amare vuol dire donare all’altro, – ha rimarcato don Luigi Ciotti – offrire del mio all’altro secondo carità. Ma attenzione, perché la giustizia insegna che ciò che doniamo all’altro non è nostro, appunto, ma è già suo, dell’altro, secondo giustizia».

    Una sottile differenza che è però dirimente, imperativa rispetto all’atteggiamento che deve avare il cristiano.

    «Perché la giustizia – ha chiuso don Ciotti – implica l’uguaglianza nella fruizione dei diritti, delle opportunità e anche dei servizi».

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

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