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  • Emergenza cinghiali, la tesi di Rapino: «Abolire la caccia, altrimenti aumenteranno sempre di più»

    «Molti ci vedono un bel piatto di pappardelle. Io provo sempre una pena infinita quando vedo un cinghiale: goffo, pauroso, in eterna lotta per la sopravvivenza dai predatori, tra i quali il più feroce e crudele: l’uomo. Provo tenerezza quando osservo i piccoli striati, che con l’incedere dei mesi si assottigliano sempre di più di numero. Certo i lupi, spesso i bracconieri, che li trovano deliziosi cotti alla brace. Si dice facciano danni. Può darsi sia vero, grufolano tra i raccolti, invadono imprudenti le carreggiate. Ogni anno i cacciatori ne ammazzano centinaia di migliaia eppure continuano a crescere di numero. A molti fa comodo non chiedersi perché: i cacciatori votano, i cinghiali no. E ne avremo sempre di più, salvo che non sia abolita la caccia. No, non ho bevuto, sono astemio. Se qualcuno vuole glielo spiego. Facile, niente di complicato».

    E’ il post pubblicato su Facebook da Dario Rapino, fotografo naturalista, già noto alle cronache per aver denunciato un presunto caso di bracconaggio all’interno della riserva regionale di Rosello, che accusa così i cacciatori di rappresentare non la soluzione, bensì la causa dell’enorme presenza di cinghiali sul territorio. Un post chiaramente provocatorio che accenderà sicuramente un infuocato dibattito sulla rete.

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