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  • Emergenza Covid-19, appello a Toma e Giustini: riaprire gli ospedali di Venafro e Larino. E Agnone?

    «Questo è un appello che lancio al presidente della Regione Molise e al Commissario ad acta alla Sanità: nell’ambito delle misure organizzative volte alla gestione e il contenimento dell’emergenza epidemiologica derivante da Covid – 19 riaprite gli ospedali di Venafro e Larino».

    Così il consigliere regionale Michele Iorio, in una nota girata alla nostra redazione.

    «Una indicazione contenuta proprio nella circolare del 4 marzo 2020 inviata dal Ministero della Salute con cui il direttore generale Andrea Urbani indica infatti di “individuare una o più strutture o stabilimenti ospedalieri da dedicare alla gestione ESCLUSIVA del paziente affetto da Covid – 19” compreso l’acquisto di nuove attrezzature per la respirazione assistita. – continua l’ex governatore del Molise, Michele Iorio – Le due strutture infatti potrebbero essere destinate al ricovero dei pazienti positivi senza rischio di contagio di altri pazienti che si trovano invece al Cardarelli. Una iniziativa che sarebbe dettata da condizioni di estrema necessità ed urgenza e che vedrebbe, proprio nelle due strutture, la possibilità di aumentare u posti letto anche per la rianimazione per infettivi attraverso una camera isolata ad oggi inesistente. Questa azione dovrebbe essere accompagnata dall’assunzione di personale: 30 anestesisti, 100 medici e 200 infermieri che sarebbero il numero minimo per garantire una pianta organica ordinaria. Assunzioni che, vista l’emergenza, potrebbe avvenire con contratti flessibili oppure attingendo da graduatorie di altre regioni se ancora disponibili. Per gli infermieri, invece si potrebbe procedere anche con la stabilizzazione dei precari e la mobilità. In questo modo, sempre rispettando la circolare del Ministero della Salute, sarebbe possibile redistribuire il personale sanitario destinato all’assistenza. Il lavoro svolto fino ad oggi è certamente encomiabile, ma occorre essere pronti ad una eventuale esplosione della situazione. Anche perché non si può immaginare di sospendere a lungo le attività ordinarie degli ospedali pubblici».

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