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  • Fece suonare le campane a morto contro le unioni omosessuali, ma Carovilli ama il suo parroco di sempre

    CAROVILLI – Carovilli ha festeggiato, nei giorni scorsi, un evento straordinario, alla presenza del Vescovo di Trivento, Mons. Claudio Palumbo e di fronte a ben tredici parroci di altrettanti paesi vicini: il cinquantesimo anniversario di sacerdozio di Don Mario Fangio. Un uomo, un prete che da circa 38 anni è parroco del paese altomolisano. Ha sempre dimostrato di aver sposato questa sua missione con una dedizione totale. Non pone limiti agli impegni; quando vuole seguire una idea lo fa senza considerare la fatica, il tempo e i mezzi a disposizione. È pronto a qualsiasi sacrificio pur di raggiungere l’obiettivo che si è prefisso. Talvolta arriva ad imporre sacrifici anche a coloro che con entusiasmo lo accompagnano nelle sue iniziative, ma il suo esempio costringe tutti a seguirlo per il piacere di vederlo contento e soddisfatto. «Spesso, quando dopo le 20 vado verso casa per la cena, passo sotto le finestre del suo appartamentino in sacrestia e vedo la luce ancora accesa ed i riflessi violetti del computer sul soffitto. – spiega Luciano Scarpitti di Carovilli – Lui ancora lavora, instancabile. Eppure dovrebbe riposare di più perché qualche anno fa il cuore gli mandò un messaggio di allarme; ma tant’è, prende sempre il sopravvento la sua volontà di fare qualcosa di nuovo per la parrocchia». Monsignor Palumbo, prendendo spunto da un passo del vangelo, ha ricordato proprio la missione di Don Mario che è stata quella di diventare vero “pescatore di uomini”, come Simone che aveva gettato le reti nel lago di Genèsaret per una copiosa pesca. «Non è il caso di tracciare bilanci, né io sono la persona adatta a farlo, – precisa Scarpitti – tuttavia voglio ricordare alcuni degli eventi che ho vissuto ed hanno caratterizzato le sue iniziative carovillesi dopo che aveva iniziato il suo percorso sacerdotale nel 1969 a San Giovanni Lipioni. Divenne parroco di Carovilli nel 1981 quando aveva 37 anni. Naturalmente oggi è un personaggio di spicco del paese. Molte persone lo considerano un punto insostituibile di riferimento, una persona di fiducia a cui chiedere consiglio o aiuto, ma lui sa mantenere le indispensabili distanze tra problemi morali o religiosi o caritatevoli e coinvolgimenti civili o politici. Mai nessuno ha potuto accusarlo di aver tentato di influenzare i risultati delle elezioni amministrative. – aggiunge Scarpitti, che è stato candidato nelle recenti elezioni amministrative – Già questo è un grande merito. Innumerevoli e straordinari benefici Don Mario ha saputo apportare alla parrocchia, anche se lui non li considera tali. A Cominciare dal santo Patrono, Santo Stefano del Lupo: ha saputo ricostruire tutto quanto era possibile della vita di un uomo, nato a Carovilli, vissuto nel XII secolo, approfondendo gli studi storici e facendo condurre analisi biologiche sulle reliquie al fine di eliminare elementi estranei che nel tempo si erano accumulati. Per esaltare la proverbiale mitezza del Santo ha “inventato” il premio “Beati i miti”, con il quale ha saputo consolare e incoraggiare numerose persone di grande bontà dedite ad aiutare gli altri in precarie condizioni di salute o comunque in difficoltà. Al premio ha avuto la presenza di illustri personaggi del Clero e della società civile. Con grande pazienza di studioso ha saputo dare lustro ad un frate, Stefano de Calvellis, anche lui carovillese, discepolo e collaboratore di Celestino V. Si è impegnato fortemente per restaurare e portare a nuovo splendore due chiese in precarie condizioni a causa dell’incuria e dell’usura del tempo: la chiesa della Confraternita del Carmelo e la chiesetta tratturale di San Domenico. Don Mario, inoltre, ha saputo infondere un entusiasmo quasi giovanile ad un’anziana pittrice, Agata Tonti Maida, che per amore della Chiesa e per affetto nei suoi con-fronti ha regalato quadri di pregevole fattura artistica oggi sistemati sia nella chiesa madre sia nella piccola chiesa del Carmelo. Ha arricchito la chiesa parrocchiale anche di opere in bronzo. La più grande è collocata sotto l’altare e rappresenta l’Ultima cena. Altre sono nei lati del pulpito. Altra “invenzione” di Don Mario è stato il “musical” dedicato a Santo Stefano del Lupo. Si tratta di dieci brani composti dal parroco, musica e testo, che rievocano vari aspetti della vita del Santo. Anche il coro è un suo impegno quasi quotidiano». Il sindaco, Antonio Conti, nel fargli gli auguri si è scusato: «qualche volta ti abbiamo deluso», riconoscendo che talvolta i Carovillesi si sono dimostrati freddi e distaccati di fronte ai suoi appelli e alle sue iniziative. Né don Mario si è dimostrato sempre remissivo di fronte alle decisioni delle Istituzioni. Ha polemizzato quando sono state soppresse le corse dei treni da Sulmona a Isernia ed ha addirittura fatto suonare le campane a morto quando il Parlamento ha approvato la legge delle unioni civili tra omosessuali, prevedendo un progressivo svuotamento del significato del matrimonio. «Questo è il carattere dell’uomo. Ma sa anche stare in compagnia, – aggiunge in chiusura Scarpitti – cantare, suonare e raccontare barzellette sui preti, soprattutto quando a Pasqua e Natale organizza la Messa e la riunione conviviale dedicate agli uomini».

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