• Editoriale
  • Femminicidio, un problema che riguarda tutti

    Il “femminicidio”, un male della nostra società che in fondo è ancora poco compreso e di cui forse non ci sentiamo responsabili, finchè i fatti avvengono lontani da noi.

    Mi chiedo se tentare di comprenderne le ragioni sia scomodo, lasciamo perdere, tanto il problema è di altri, non nostro. Non possiamo non considerare la moltitudine di donne duramente colpite o morte per mano di un uomo incapace di accettare la scelta di una donna convinta di interrompere una relazione e di seguire la propria strada, quella che lei desidera. Non possiamo far finta di non vedere che esiste un divario tra il “sentire” maschile e quello femminile, tra il “volere” maschile e quello femminile. Un divario che nasce da un disagio maschile interiore che nulla esprime se non un sentimedio di odio verso il genere femminile quando si ascoltano le storie dinanzi alle quali restiamo inermi.

    La società tutta è chiamata ad essere consapevole della dimensione del fenomeno perchè è necessario tentare di scardinare l’origine del problema, quello responsabile di tanta efferata violenza che oggi fa registrare statisticamente la morte di una donna per “femminicidio” ogni due giorni e mezzo, constatando purtroppo che i casi tendono ad aumentare sempre più, non solo in Italia.

    Il 25 novembre, come ogni anno, rappresenta la data che punta i riflettori sulle vittime del “femminicidio” che devono essere ricordate e, se sopravvisute, ascoltate. Un plauso all’iniziativa di Lauda Boldrini che oggi ha ricevuto in parlamento 1300 donne per dar voce alle storie di donne vittime di noti casi di violenza. Un plauso a tutte le associazioni che oggi hanno organizzato eventi di sensibilizzazione sull’argomento. Nell’ambito della Campagna contro il femminicidio “Non ti amo da morire”, presente stamane in Agnone un banchetto informativo che ha permesso all’associazione Mee too di promuovere anche una raccolta fondi chiamata Le mani solo suo cuore per l’acquisto di un defibrillatore.

    Dobbiamo solo augurarci che il senso di questa giornata stimoli l’avvio di azioni valide, che aiutino le donne superstiti e i figli delle vittime, che aiutino le donne in pericolo e che possono trovare aiuto rivolgendosi verso strutture di ascolto e di protezione.

    Il 25 novembre continuerà purtroppo ad essere una data triste finchè questa società non riuscirà a sanare il malessere che fa sentire “l’uomo” autorizzato ad alzare la propria mano violenta ed assassina, finchè la donna continuerà ad essere vista, da tanti, come “oggetto” privandola della sua “soggettività”, vista come pericolo da calpestare, mortificare ed annientare, nell’immane lotta per la sopravvivenza e per l’affermazione di un “io” che non sappiamo tradurre in “noi”.

     

    Linda Rosa Marcovecchio – vice sindaco di Agnone 

     

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