• Editoriale
  • Morte di un galantuomo

    Michelino. Per molti era il professore, per altri il Sindaco, per i più era l’ingegnere. Di modeste origine, come le mie, si impegnò, studiò, seppe, con impegno e dedizione, affermarsi nella società civile e politica molisana. Ma per me era e sarà sempre Michelino. Tale era quando, da ragazzo, lo incontravo per vicoli del borgo antico di Agnone e tale restò quando lo affiancai nel PSI di Agnone contro l’innovativo e programmaticamente avanzato Vito Gamberale. Tale è rimasto anche quando, io portatore di una secessione dell’Alto Molise, dal Molise, lo trovai contrario oltre che diffidente e disilluso, atteggiamento che confermò anche quando mi feci portatore della importanza di riunificare in un unico contesto amministrativo (Almosava o Altosannio) i comuni dell’AltoMolise, AltoSangro e AltoVastese che, peraltro, storici, economisti, ambientalisti e geografi, nel 2103, avrebbero certificato come Comunità Autonomamente Organica.
    Michelino, profondo conoscitore degli animi e delle vicende politiche locali, avrebbe potuto tranquillamente e ipocritamente accondiscendere, salvo, poi, lasciare che l’acqua scorresse sotto i ponti e facesse il suo corso. Invece, no. Fu sempre intellettualmente onesto e, conseguentemente, sempre affermò: “Enzo, nen ngé crede” (non ci credo).
    Oggi, alla luce del referendum del 4 dicembre 2016 che ha ridato vita alle province, ha mantenuto intatte le funzioni delle regioni, tra cui quella fondamentale della Sanità, e ha ringalluzzito i consiglieri regionali che non vengono toccati nei loro privilegi, devo dire e riconoscere che Michelino aveva ragione. Si aveva ragione da vendere, visto che anche in Alto Molise, il territorio che maggiormente avrebbe avuto da guadagnare dal si al referendum, si è affermato il NO ad ogni riforma, con conseguente rafforzamento delle catene di Sant’Antonio amministrative, sindacali e politiche che subordinano i Comuni, schiacciandoli, agli interessi delle caste provinciale e regionale. Resteranno, giocoforza, del tutte illusorie le tante promesse delle nuove amministrazioni locali, uscite dalle amministrative del giugno 2016.
    “Avevi ragione, caro Michelino, e io torto. Nell’ora dell’estremo saluto, mi sembra giusto che io te lo riconosca. Speravo di incontrarti prima per dirtelo di persona. Non ho fatto in tempo e me ne dispiaccio molto. Immagino che tu mi avresti consolato, dicendomi: “No, no, aspetta, non è detto che tutto vada male. Nu mumende, mo vedeme ch’ema fa”. Io, al tuo “ mo vedeme”, prudente ma non rinunciatario, avrei sorriso.

    Enzo C. Delli Quadri

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