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  • Ospedale di Agnone, la maggioranza boccia il riconoscimento di presidio d’area disagiata

    AGNONE – Riceviamo dal consigliere regionale Andrea Greco e pubblichiamo:

    Martedì scorso, durante il Consiglio regionale monotematico chiesto dal MoVimento 5 Stelle, è stato approvato un atto sull’ospedale Caracciolo di Agnone che ritengo un insulto all’intelligenza dei cittadini. L’atto della maggioranza chiede di portare le difficoltà dell’ospedale all’attenzione dei Commissari, insomma il minimo indispensabile per tentare di mostrare reale interesse per la struttura. Un atto che abbiamo votato solo per evitare assurde strumentalizzazioni. La verità, infatti, racconta che il Presidente Toma continua a scaricare le responsabilità dello sfascio sanitario sui Commissari semplicemente per non assumersi le proprie.

    Infatti non c’è stata e non c’è la volontà politica di tutelare il Caracciolo. Durante il monotematico che abbiamo chiesto è ottenuto, è stata bocciata la nostra mozione con la quale chiedevamo un impegno molto più concreto di quello della maggioranza. Un atto scritto dopo aver letto le carte e dopo aver parlato con cittadini e operatori del settore.

    La nostra mozione chiedeva il riconoscimento di presidio d’area disagiata sulla base proprio del Decreto Balduzzi che al punto 9.2.2 “enuncia, in deroga ai normali criteri di valutazione, un differente principio sganciato dalla mera logica numerica e al volume delle prestazioni erogate, finalizzato a garantire la tutela del diritto alla salute nelle aree c.d. disagiate del paese. Il principio de quo stabilisce pertanto in maniera incontrovertibile la prevalenza del diritto alla salute anche nelle aree interne e periferiche”.

    In pratica, per zone particolari del Paese, a prescindere dai numeri, piuttosto che chiudere ospedali decisivi per la sopravvivenza dei cittadini, sono previste deroghe per tenerli aperti garantendo una serie di servizi.

    La nostra mozione, quindi, prevedeva il riconoscimento d’area particolarmente disagiata e impegnava il governatore Toma a portare questa richiesta alle Camere e ai Ministeri competenti, a chiedere in Conferenza Stato-Regioni una specifica tutela per questi presidi, ad attivarsi con il Presidente della Regione Abruzzo per stipulare accordi di confine e a intimare all’Asrem di mettere in campo tutte le azioni utili a reperire risorse umane e strumentali per ridare piena funzionalità al presidio.

    Richieste precise, chiare e, soprattutto, concrete che sono state bocciate come sono state ignorate tutte le nostre soluzioni per ridare dignità alla sanità migliorando la carenza di personale, la rete ospedaliera e territoriale, riequilibrando il rapporto pubblico-privato, perché è assurdo che spendiamo oltre 50 milioni l’anno per curare cittadini di fuori regione tra Neuromed e Gemelli Molise s.p.a. mentre i molisani sono costretti ad andare fuori per curarsi. Toma, infatti, potrebbe intervenire nelle sedi competenti ma non lo sta facendo.

    Eppure giorni fa, proprio ad Agnone, pubblicamente il governatore ha invocato addirittura lo spirito dei guerrieri sanniti, ha detto, per prepararsi alla battaglia per la sanità. Qualche giorno dopo, invece, davanti alla nostra mozione si è voltato dall’altra parte perché ciò che è stato votato dalla maggioranza non serve a nulla, altro che sanniti. Servono fatti e non chiacchiere.

    Io continuerò a battermi come fatto in questi mesi riuscendo, ad esempio, ad ottenere locali per la dialisi più grandi e adeguati alle esigenze dei pazienti, a non far chiudere il Pronto soccorso, a non far chiudere la Medicina, ad evitare che la mensa dell’ospedale venisse affidata alla cooperativa ‘Tre Stelle’ della famiglia Policella.

    Risultati ottenuti con grandissima fatica e che Toma e ASREM ora potrebbero vanificare se non si muovono a dare seguito ai concorsi e tanto altro.

    Aggiungo che dai Commissari in audizione non ho sentito ciò che volevamo sentire sia io sia i cittadini di Agnone e ribadisco un concetto: sono pronto a mettermi contro chiunque non voglia fare il bene della comunità e difendere davvero, non solo a parole, l’ospedale della città.

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