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  • Ospedale ‘Caracciolo’, Leva e Amato pressano il ministro Lorenzin

    ROMA. L’onorevole Danilo Leva insieme alla collega abruzzese onorevole Maria Amato ha presentato una interrogazione al Ministro della Salute per chiedere «in che modo il Ministero vuole intervenire per salvaguardare i livelli essenziali di assistenza sanitaria e le prioritarie prestazioni di emergenza in un territorio disagiato come quello dell’alto Molise e dell’ alto Vastes».

    Proprio nei giorni scorsi l’onorevole Maria Amato, che oltre ad essere una parlamentare è anche medico, è stata al “Caracciolo” per rendersi conto di persona della situazione. Rientrata a Roma ha trovato facile sponda nel collega molisano Danilo Leva per una interrogazione congiunta al ministro della salute. danilo leva

    «Abbiamo raccolto e condiviso le preoccupazioni delle comunità locali circa il destino dell’Ospedale di Agnone e la sua la paventata riconversione. – afferma l’onorevole molisano Leva – L’ interrogazione prende spunto dal decreto ministeriale in via di pubblicazione che prevede l’istituzione di specifici presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate, che distano cioè oltre 60 minuti dal più vicino presidio di pronto soccorso. È questo il caso dell’ Ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, infatti, i circa trenta comuni montani serviti, che si trovano a cavallo tra l’alto Molise, l’alto Vastese e l’alto – medio Trigno, sono collegati da una rete stradale assolutamente tortuosa, disagevole e impervia. Inoltre, i tempi di percorrenza diventato ancora più lunghi nei periodi invernali per la presenza costante di neve e ghiaccio. Riteniamo, L'onorevole Amato a Castiglione Messer Marinoquindi, che l’ospedale di Agnone abbia tutte le caratteristiche per essere riconosciuto come Presidio Ospedaliero in zona particolarmente disagiata e in quanto tale dotato di un pronto soccorso h24 e di servizi medico ospedalieri dedicati all’emergenza-urgenza. Siamo fiduciosi che dal Ministero possano giungere delle indicazioni confortanti in tal senso al fine di poter garantire il diritto alla salute in aree interne che già tanto stanno pagando a causa dello spopolamento e della crisi economica».

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