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  • Piano faunistico: eradicazione del cinghiale nella fascia costiera, cacciatori sul piede di guerra

    Il nuovo Piano faunistico venatorio della Regione Abruzzo prevede, e non è certo una novità, l’eradicazione del cinghiale nella fascia costiera. Sul documento stilato dagli uffici regionali, infatti, si legge, che «la presenza della specie nel territorio abruzzese costituisce un fattore critico per le
    attività umane». «L’obiettivo gestionale della specie a livello regionale – prosegue il documento – non può che essere finalizzato alla riduzione degli impatti causati dalla specie, adottando in sinergia, e differenziandole a seconda dei contesti geografici ed ambientali, tutte le misure previste dalla normativa vigente». Per la gestione del cinghiale è quindi necessario adottare due obietti diversi: una «gestione non conservativa» nelle aree critiche e di nuova espansione della specie (quelle in giallo nella foto pubblicata, ndr), che ha come obiettivo la massima riduzione numerica possibile, fino alla eradicazione della specie, mediante un prelievo venatorio che deve avvenire «senza vincoli quali-quantitativi»; e una «gestione conservativa» invece nelle aree in cui la presenza della specie può e deve essere mantenuta, «anche per l’importante ruolo che svolge all’interno della biocenosi ed è basata su piani di abbattimento quantitativo annuale». Chiarissimo: nella fascia costiera, molto antropizzata, il cinghiale non deve esserci affatto, va eradicato. L’intera costa, per un ampio tratto anche verso l’entroterra, viene definita «area non idonea», cioè un «territorio in cui la presenza della specie cinghiale è da ritenersi non compatibile con le attività umane e la gestione al suo interno deve avere l’obiettivo di esclusione del cinghiale». Tradotto significa che in quella vasta zona gialla il cinghiale va eradicato sparando con armi da fuoco ad un numero illimitato di capi «dando preferenza ai sistemi di caccia individuale ed alla girata». E quest’ultima affermazione contenuta nel Piano faunistico venatorio viene considerata come un attentato alla braccata, cioè alla caccia collettiva con i cani da seguita. In tutta l’area gialla, che praticamente corrisponde a buona parte del territorio delle province di Pescara, di Teramo e di Chieti, si darà preferenza «ai sistemi di caccia individuale ed alla girata». La braccata, dunque, è davvero sotto attacco? Leggendo il Piano faunistico sembrerebbe di no, ma è comunque il sospetto che hanno in molti nell’ambiente dei “cinghialai” abruzzesi. E così le associazioni venatorie, obbedendo alle richieste dalla base, si sono messe in moto per inondare la Regione di osservazioni al piano faunistico venatorio. La battaglia è appena iniziata. 

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