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  • Piano faunistico: metà Atc Vastese diventa zona “non vocata” con il divieto di braccata

    VASTO – All’incirca metà del territorio dell’Atc Vastese, approssimativamente 50mila ettari, sarà off limits per la braccata.

    E’ quanto emerso nel corso di una riunione con i capisquadra convocata ieri dal presidente dell’Ambito territoriale di caccia del Vastese.

    Antonio Campitelli, presidente dell’Atc, ha presentato il disciplinare della caccia di selezione, tecnica che sarà riattivata nelle prossime settimane, ma nell’occasione ha illustrato ai capisquadra presenti le novità contenute nel piano faunistico venatorio in via di approvazione in Regione Abruzzo.

    In sostanza il territorio dell’ambito Vastese è stato suddiviso, come già in passato, in due zone: una vocata alla presenza del cinghiale, quella pedemontana e montana; l’altra definita “non vocata“, cioè dove il cinghiale non deve esserci perché problematico rispetto alle attività antropiche. Lì va eradicato. Il problema è che il confine tra le due zone è stato spostato più a monte rispetto agli scorsi anni, e quindi dalla costa si arriva con la zona “non vocata” (quella in giallo nella foto, ndr) fino ai comuni di Archi, Montazzoli addirittura, riscendendo poi verso Gissi, Furci, Cupello e San Salvo. Questo comporta, come conseguenza, che in un territorio di circa 50mila ettari, metà dell’Atc Vastese appunto, la braccata al cinghiale sarà vietata. Perché nella zona “non vocata” l’Ispra non ammette tecniche di prelievo diverse dalla girata o da quelle selettive. Braccata al bando dunque, in metà Atc, tra l’altro proprio lì dove bisognerebbe eradicare il cinghiale.

    «Più di venti squadre di fatto restano senza zona, perché nelle zone assegnate non sarà possibile praticare la braccata. Ciò significa che le oltre cinquanta squadre di cinghialai che operano nel Vastese dovranno essere distribuite nel restante territorio, quello vocato, dove cioè la braccata è consentita. – ha precisato il presidente Campitelli – L’intento politico che c’è dietro è chiaro: la Regione vuole meno squadre di cinghialai, ma più numerose, perché secondo la Regione le squadre più numerose fanno più abbattimenti».

    Rispetto a questa situazione che va profilandosi, il presidente Campitelli, raccolte le istanze e le proteste dei capisquadra, ha ipotizzato due soluzioni: «Si potrebbe chiedere alla Regione e all’Ispra di ritoccare la perimetrazione delle due zone vocata e non vocata, spostando il confine più a valle, verso la costa. Dubito, tuttavia, che l’Ispra possa dare l’ok a tale ipotesi. L’altra possibilità è quella di rendere possibile la braccata anche nella zona non vocata. O meglio, quella che in realtà fanno tutte le squadre, cioè una mini-braccata, poco più che una girata per capirci, con al massimo tre cani impiegati».

    Francesco Bottone

    tel: 3282757011

     

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