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  • Ponte Sente chiuso, i cittadini: «Perché altri viadotti messi peggio sono rimasti aperti? Vogliamo un indennizzo»

    AGNONE – Ponte Sente chiuso, i cittadini: «Perché altri viadotti messi peggio sono rimasti aperti? Vogliamo un indennizzo».

    Il coordinatore del comitato che ha presentato quasi settecento firme, Giorgio Iacapraro, duro: «Due anni per la messa in sicurezza, l’Alto Molise non può aspettare tanto».

     

    «I tempi burocratici per la riapertura del viadotto sappiamo già che orientativamente non saranno inferiori ad un anno e mezzo, se tutto andrà per il verso giusto. Ma le nostre popolazioni non possono aspettare tanto. – spiega il combattivo residente di Agnone, a capo di un comitato di cittadini altomolisani e dell’Alto Vastese che sta lottando per la riapertura del viadotto – La proposta di riapertura immediata dei 638 firmatari è accettabile, alle condizioni proposte: lavori a viadotto aperto, come fatto per altri viadotti, con severe limitazioni al traffico. Il viadotto Sente è forse l’unico ad essere chiuso al traffico, tra i tanti che hanno problematiche anche peggiori. E’ comunque il caso di far presente che nessuna delle istituzioni ha dato risposta all’appello dei 638 sottoscrittori della petizione per la riapertura del viadotto Sente, contrariamente al dettato Costituzionale».

    Cittadini ignorati dunque dalle istituzioni, quelle che almeno teoricamente dovrebbero essere proprio a servizio del popolo, non fosse altro perché pagate con denaro pubblico che esce dalle tasche dei contribuenti.

    Il coordinatore Giorgio Iacapraro non molla e paragona la sua chiusura del viadotto tra Belmonte del Sannio e Castiglione ad un terremoto: «Anzi peggio. Già, perché mentre durante un terremoto i danni non li subiscono tutti, nell’Alto Molise ed Alto Vastese tutta la popolazione ha sofferto e soffre danni economici non da poco; in particolare le attività economiche, la sanità, le scuole e le famiglie. La Provincia di Isernia si è attivata per la chiusura del viadotto anche in assenza di prove certe di pericolo, cosiddette scientifiche, visto che la relazione tecnica a vista è  basata su un terremoto non avvenuto nella nostra zona, ma sul lago del Liscione, dove tra l’altro il viadotto è ancora aperto a senso unico alternato. Ed è esattamente quello che chiedono i 638 cittadini firmatari della petizione: la riapertura immediata del viadotto. Senza l’analisi della effettiva rotazione nel tempo della pila, la Provincia pentra dovrebbe provvedere a farsi promotrice, unitamente alla Regione Molise, di un indennizzo a favore delle nostre popolazioni, anche in considerazione dei tempi previsti per la ristrutturazione del ponte; pare non prima di un anno e mezzo (qualcuno sostiene molto di più). Molti dipendenti di aziende temono per il posto di lavoro; l’ospedale di Agnone pare abbia molte presenze in meno; tutte le famiglie dell’Alto vastese sono esasperate per i propri figli studenti, che per raggiungere Agnone impiegano tre ore al giorno e rischiano la propria vita soprattutto in vista della stagione invernale. La strada alternativa è in quota e interessata a forti bufere di neve, con cumuli che a volte raggiungono i quattro metri di altezza, ed il ghiaccio. Inoltre sulle strade alternative non sono ancora iniziati i lavori di manutenzione».

    Francesco Bottone

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