• Editoriale
  • Profughi: la storia non insegna nulla, nel 2014 siamo ancora razzisti

    Emergenza umanitaria: l’Alto Molise e l’Alto Vastese stanno facendo la loro parte, accogliendo migranti e profughi, ma ciò che balza subito agli occhi, leggendo qualche commento su facebook, e alle orecchie è un certo ed inatteso razzismo diffuso e trasversale.

    «Stanno comodamente in albergo e noi paghiamo». «Gli italiani sono alla fame e lo Stato aiuta i profughi». Commenti di questo tenore sono facili da captare sia on line che girando per strada o in piazza.

    Certo, l’Italia è forte crisi e per colpa dei politici, le famiglie italiane sono in difficoltà, soprattutto qui in Molise e in Abruzzo, ma qui dobbiamo fare a capirci: quei “profughi”, magari dalla pelle nera come quelli ospitati in questi giorni a Castiglione Messer Marino, ad Agnone e a Carunchio ad esempio, sono delle persone prima di tutto.

    Prima di essere profughi, migranti, rifugiati politici, fuggiaschi e altre cose ancora, sono persone. Quindi vanno aiutati a prescindere, ad ogni costo.

    Chi firma questo editoriale ha avuto la fortuna di intervistare, insieme all’amico e collega Giovanni Giaccio, alcuni di quei ragazzi dalla pelle nera ospiti in questi giorni a Castiglione Messer Marino. Sono fuggiti dagli stati dell’Africa centrale, dove non sono garantiti neanche i diritti basilari che sono propri dell’uomo, dell’essere umano prima ancora che del cittadino. Uscire in strada ed essere catturati, rapiti, uccisi da bande armate che si spacciano per organi di polizia è la normalità. Una “normalità” rispetto alla quale noi occidentali, forse è opportuno ricordarlo, abbiamo pesanti responsabilità. 

    Una persona, un uomo, una donna, un bambino, che fugge da uno stato canaglia dove è in costante pericolo di vita, privato dei più elementari diritti, va aiutato e basta, senza se e senza ma. Senza considerare se noi che stiamo aiutando siamo nelle reali condizioni di poterlo fare. L’emergenza è emergenza, a prescindere dal colore della pelle e della nazionalità. 

    Il nostro prossimo, come ci ha ricordato recentemente il Papa in visita in Molise, è proprio quel ragazzo dalla pelle nera che chiede solo di vivere tranquillo, di vivere. «La situazione nel nostro paese è instabile» ha ripetuto più volte, nel corso dell’intervista, uno dei ragazzi ospiti a Castiglione. Quella parola, instabilità, nasconde fiumi di sangue, di soprusi, di violazioni di diritti umani, ogni porcata possibile e immaginabile.

    Sono fuggiti da un inferno, i ragazzi i Agnone e di Castiglione. Hanno rischiato la vita sui barconi, in condizioni disumane, per attraversare il Mediterraneo.  Hanno il diritto di essere accolti come persone, come fratelli, come i più piccoli e bisognosi dei nostri fratelli. Ce lo impone il Vangelo, per chi ci crede, ma anche la Costituzione di questo schifo di repubblica italiana e anche i vari trattati internazionali.

    Battersi il petto tutte le domenica a messa o riempirsi la bocca di parole quali democrazia, libertà, diritti umani e poi dire che quei ragazzi di colore «stanno bene a casa loro», che «gli italiani non possono permettersi di aiutarli» è una contraddizione inaccettabile. E’ ipocrisia, è falsità, è menzogna, è razzismo, è idiozia.

    Sono persone, come noi, come i nostri i figli, e noi come cittadini, come cristiani e come semplici persone abbiamo il dovere di aiutarli. Ad ogni costo, dividendo con loro anche il pane o il mantello o la casa se è necessario.

    Chi la pensa diversamente è un becero razzista.

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

     

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