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  • San Giuseppe, vescovo Palumbo: “Occorre riappropriarsi del lavoro, quello autentico”

    AGNONE – La città di Agnone, la Diocesi di Trivento, la Forania di Agnone hanno commemorato ieri, lunedì 19 marzo, la storica visita che San Giovanni Paolo II ha fatto nella città e alla Diocesi nel 1995, quando pronunciò un importante discorso sul lavoro, sull’artigianato e sulla speranza di riscatto e futuro per questa terra.
    Particolarmente significative le parole del vescovo monsignor Claudio Palumbo durante l’omelia recitata in una chiesa di Sant’Emidio molto affollata. Partendo dalla figura di San Giuseppe, Palumbo ha interrogato i presenti sulla qualità del proprio sì a Dio nella profondità del cuore, se sia autentico o condizionato, considerando che come quello di Giuseppe è stato sofferto, non facile, da pronunciare in mezzo alle difficoltà, così in questo momento quello dei credenti  deve essere forte e deciso, vincendo la cultura della fragilità che oggi investe le famiglie e le vocazioni. Questo sì ci invita a riscoprire l’urgenza della paternità dello spirito e dei valori fondamentali veri ed autentici che devono essere inculcati a partire dalle famiglie nella società.  Come Giuseppe e la famiglia di Nazareth si sono fatti canali di Dio nel silenzio e nella totale apertura a Lui – ha proseguito Palumbo –  così adesso la comunità cristiana deve farsi altrettanto, di fronte ad una società che nega i valori cristiani. La domanda da farsi è se i cristiani sono stati per tanti secoli ingenui che non hanno capito nulla o sono stati veramente saggi nell’affermare la paternità e la maternità responsabile che sia totale apertura a Dio: i risultati che si constatano oggi (figli che uccidono i genitori, genitori malati psicologicamente in tutti i sensi…) ci fanno capire che la situazione è insostenibile e non regge: l’opinione pubblica odierna afferma che la Chiesa, ottusa e retrograda, ha proposto un modello di famiglia “da imbecilli”, mentre la modernità esigerebbe famiglia allargate, dello stesso sesso, libertà sessuale, provvisorietà e via di questo passo, ma i risultati che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, di questo modo di vivere secondo il moderno, dicono il contrario. Va detto chiaramente al mondo che le odierne opzioni e filosofie proposte generano molti più problemi, crisi, episodi distruttivi e degradanti per l’uomo e la convivenza umana, in una crisi di amore e sentimento preoccupanti, che spesso mancano, sostituiti dall’egoismo individuale. Per cui è necessario proporre di tornare indietro per riappropriarci di un modello di famiglia che sia costruttore di vita e di civiltà, rimettendo al centro l’umano, l’umanità. Si tratta di riappropriarsi del lavoro, di quello vero, autentico – ha sottolineato il vescovo di Trivento – contestando il divario che si è prodotto tra l’economia reale e finanziaria che ha creato l’umanità di coloro che devono morire di fame e l’umanità dei super ricchi, per cui il nostro modello di sviluppo va ripensato in favore dell’Uomo, potenziando il lavoro artigianale a mezzo di tutte quelle incentivazioni possibili che consentirebbero ai nostri giovani di riapprendere un’arte e un mestiere per rimanere sul territorio. Sono provocazioni per la vita e non per la morte, come anche ha fatto il Papa Giovanni Paolo II ad Agnone invitando a non arrendersi e a riprogettare il futuro nel senso di mente, cuore, persona umana, riportando anche nei trattati internazionali il vero Umanesimo che fa parte della nostra cultura italiana in particolare, la scienza dell’uomo, difendendo la dignità della persona umana, ricordando che il bene si identifica con essa, e non con l’utile e l’economico.  Progettare il futuro – ha concluso il monsignore – è affermare “prima l’Uomo”: rimettere l’Uomo al centro di ogni processo, per cui l’amministratore della cosa pubblica a qualunque livello (nazionale, regionale, locale) si preoccuperà veramente delle strade, della sanità, dei servizi assistenziali, la Chiesa sarà agevolata allora per sostenere la famiglia, perché la famiglia allora sarà veramente protetta.
    Il vescovo di Trivento ha invitato a raccogliere queste provocazioni, mettendo al centro le ragioni dell’uomo e dell’umanità, non delle economie e dei numeri o peggio del pragmatismo finanziario.
    Al termine della celebrazione ha preso la parola il vice sindaco di Agnone, Linda Rosa Marcovecchio, che ha ricordato l’evento della visita di San Giovanni Paolo II nella Città, ricordando le parole dell’allora sindaco avv. Franco Marcovecchio, che definì l’evento come la scrittura di una pagina di storia imperitura. Ricordando le parole del papa, il vice-sindaco ha sottolineato come esse sono monito nel credere di continuare a combattere per la difesa e il bene dei nostri territori che vivono il dramma dello spopolamento, della mancanza di lavoro, della desertificazione, della perdita di beni e servizi e che non si vuole che continui in ragione di una legge dei numeri che diviene sterile quando colpisce il centro vitale di una comunità. Le parole di San Giovanni Paolo II devono spingere la comunità civile a credere di potercela fare per superare le difficoltà dei nostri tempi, per dare fiducia alle giovani generazioni che devono avere una ragione per credere che il loro paese natio possa continuare ad essere un luogo possibile per studiare, per mettere su famiglia, per vivere, sapendo che questi luoghi così umili nascondono il segreto di una grandezza che è preziosa che significa rispetto e valorizzazione di ognuno, nella semplice tranquillità di queste aree interne che sfuggono alle regole di un mondo globalizzato dove non si vuole che l’individuo sia soltanto un numero. Il 19 marzo deve accompagnare tutti in questo percorso di speranza. Proseguendo in altre considerazioni, il vice sindaco ha condiviso le riflessioni del vescovo sulla famiglia, della tutela integrale della vita in tutte le sue espressioni, e sulla necessità di una paternità forte ed autentica nel segno dell’amore da recuperare, di fronte all’amarezza causata dal disagio sociale familiare e giovanile che sfocia in violenza gratuita ed immotivata verso i deboli, in femminicidi, omicidi e abuso dei minori.
    Infine il vescovo, ringraziando il vice sindaco e l’Amministrazione Comunale per l’intervento, ha ricordato ai presenti che la Chiesa locale quest’anno ha promosso il suo progetto culturale sulla dignità della donna e proprio ad Agnone si terranno più eventi, il primo dei quali è previsto a Palazzo San Francesco il 24 marzo con l’inaugurazione di una apposita mostra.

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