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  • Sanità che non funziona: odissea nella bufera di neve, per una Tac più di sette ore (video)

     

    AGNONE – Avere una Tac e non poterla usare perché obsoleta (risale al 2000) e la mancanza di personale medico h24, costringono gli operatori del 118 del “Caracciolo” ad una vera e propria odissea in mezzo ad una tormenta di neve. L’episodio, l’ennesimo, è accaduto ieri l’altro mentre sull’Alto Molise imperversava una bufera di quelle che non si ricordavano da tempo. I fatti. Alle ore 13,00 scatta l’allarme. Una signora 97enne, residente in contrada “Padule Piane” a Belmonte del Sannio, si sente male. I familiari allertano il “Caracciolo” dove i sanitari del 118 non perdono tempo, salgono a bordo dell’ambulanza 4×4, munita di catene e pneumatici antineve e tentano di raggiungere l’abitazione distante circa dodici chilometri. Il primo tentativo va a vuoto vista l’impraticabilità della strada totalmente innevata. A ordo del mezzo, l’autista, il medico e l’ infermiere non si perdono d’animo. Sanno perfettamente di dover fronteggiare un’emergenza per salvare una vita umana. Riprovano con un’altra strada.

    Nel frattempo la vicenda viene segnalata al sindaco del paese (Errico Borrelli, ndr) che immediatamente mette a disposizione due potenti spazzaneve così da garantire l’arrivo dell’ambulanza nell’abitazione dell’anziana donna. Le condizioni meteo peggiorano. La visibilità viene quasi azzerata dalla tempesta di neve mentre bisogna fare i conti con ghiaccio e  gli oltre settanta centimetri di coltre bianca caduti a  terra. Intanto il tempo scorre inesorabile. Malgrado la dotazione invernale l’ambulanza non ce la fa. Si impantana. Lo spazzaneve riesce a trainarla. Ore 17,00, i sanitari del 118 arrivano sul posto. Alla 97enne viene riscontrato un principio di ictus celebrale. Occorre una Tac, ma ad Agnone non c’è il medico e il macchinario è troppo vecchio. Problema annoso che la classe politica con in testa il governatore Donato Toma e i dirigenti dell’Asrem avevano promesso di risolvere. A parole, naturalmente. Perché di fatto non è accaduto un bel niente. A questo punto si opta per il “Veneziale” di Isernia. Si riparte sperando nella clemenza delle condizioni meteo. Intanto scende la notte con i lampeggianti dell’ambulanza che la rischiarano, tuttavia continua a nevicare come solo da queste parti accade. Ancora una volta il mezzo giunto dal “Caracciolo” deve ricorrere all’aiuto dello spazzaneve per uscire da quell’inferno. La missione, seppur a fatica,  viene portata a compimento grazie alla professionalità dei soccorritori che non perdono mai la calma. Ore 18,00, si può prendere la strada verso l’ospedale del capoluogo. Si passa per Agnone proprio a due passi dall’ospedale cittadino, si prosegue a rilento sulla fondovalle “Verrino” e “Trignina” prima di giungere al “Veneziale” dove la donna verrà finalmente sottoposta a Tac. I protagonisti tirano un sospiro di sollievo anche se per otto ore hanno lasciato scoperta, con tutte le possibili conseguenze del caso, un’intera area a cavallo tra Molise e Abruzzo. Colpa di una Tac obsoleta e la mancanza di un medico radiologo disponibile h24. Come dire: siamo alle solite. A nulla servirà obiettare che nella struttura di frontiera è sempre presente un tecnico che si può avvalere della tele-radiologia. Per certi esami è necessaria la presenza di un medico specializzato.

    Ortopedia – Al “Caracciolo” altro problema non da meno è quello dell’assenza di un medico ortopedico che attualmente svolge visite ambulatoriali solo nella giornata di mercoledì. In queste ultime ore si riscontrano decine e decine di accessi nella struttura. Soprattutto persone anziane che, a causa della formazione di ghiaccio, hanno riportato fratture, slogature o distorsioni gestite dal personale del Pronto soccorso.

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