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  • Una vita in granata: Pippo Litterio, ultima bandiera di un calcio che non c’è più

    Ha superato anche me”. Nelle parole di Antonio Orlando è racchiusa la storia di quelle bandiere che nel calcio non esistono più. Perché nell’arco di una carriera indossare una ed una sola maglia non è da tutti, ma è da Piegiulio Litterio che oltre il granata non ha mai conosciuto altri colori. A parlare i numeri che ammettono come in dodici stagioni, undici consecutive in D, Pippo, come amano chiamarlo ad Agnone, ha vestito 302 volte (Coppa Italia esclusa) la casacca del Grifo mettendo a segno dieci marcature.

    Classe ’89, originario di Pescopennataro, Litterio rappresenta un pallone che non c’è più. Ai primi di agosto, quando l’Olympia rischiava di non iscriversi al campionato di quarta serie, ha saputo aspettare pazientemente respingendo offerte che l’avrebbero portato altrove. Alla fine ha avuto ragione e ancora una volta si ritrova a fare da chioccia ad un gruppo che in lui riconosce valori e attaccamento alla maglia impareggiabili. Rispettato e osannato dalla tifoseria, il capitano rievoca il giorno del suo esordio in serie D. Stagione 2007 – 2008, trasferta di Arrone in provincia di Terni. “Durante il pranzo si avvicina Ersilio Cerone e mi dice: te la senti di giocare? Pensavo scherzasse e invece mi butta nella mischia dal primo minuto nel ruolo di ala destra. Vinciamo due a zero con un gol mio e di Damiano Partipilo. A fine gara sembrava di toccare il cielo con un dito”.

    Inizia tutto da lì con Massimo Agovino che in seguito lo vuole terzino fluidificante al pari di Pietro Pifano. E’ così che Pippo diventa titolare inamovibile dell’undici agnonese. Tra le mura amiche a seguirlo con passione la famiglia: papà Antonio, mamma Anna e i nonni Angelina, Giulia e Gennarino. “Sono sempre stati i miei primi tifosi” rammenta mentre lustra le scarpe negli spogliatori del ‘Civitelle’ prima della classica partitella del giovedì.  Il ricordo più bello legato alla finale playoff di Pesaro dell’anno scorso, gara disputata nel mitico ‘Benelli’ davanti oltre quattromila spettatori. Quello più brutto a Francavilla al Mare datato 17 maggio 2015 quando dopo lo spareggio contro il Castelfidardo, l’Olympia retrocesse in Eccellenza. “Non nascondo che a fine gara scoppiai a piangere”. E’ fatto così Pippo. Sensibile e al tempo stesso un mastino che sa mordere le caviglie degli avversari  a cui non dà tregua durante i novanta minuti. “In campo non guardo in faccia a nessuno e gioco sempre per vincere” sottolinea.

    Vecchia scuola. Come quando a Lucio Boris Di Lollo manda a dire. “Mantiene la fascia da capitano solo perché non gioco, ma sa benissimo che quando tornerò titolare dovrà restituirmela senza fiatare” dice tra il serio e faceto. Alla panchina preferirebbe sempre calcare il manto verde tuttavia sa accettare le decisioni del mister. “L’importante è che la squadra vinca – precisa -. Dopo tutto si gioca in undici e con la regola dei quattro under da schierare obbligatoriamente non c’è spazio per tutti gli over”. Sta di fatto che per l’Agnonese giocherebbe anche in porta come quando a Jesi sostituì Giorgi e parò un calcio di rigore ad Invernizzi. “Perdemmo tre a zero ma al triplice fischio finale ricevetti un mare di complimenti da giornalisti e avversari. Sembrava quasi che la Jesina non avesse vinto”. Infine un pensiero lo rivolge ad Antonio Orlando, oggi tecnico in seconda e storico capitano del club di viale Castelnuovo, che definisce un “esempio da imitare in campo e fuori”. Non a caso Litterio ha ereditato il suo testimone…

     

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    1 Comment

    1. […] tanto grandi, fra chi vive il calcio per passione ma eguale dignità dai Dilettanti in giù (l’esempio di Pippo Litterio) e chi invece si permette di non presentarsi su quello che è a tutti gli effetti il luogo di […]

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