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  • L’Eco non è la Pravda… «e io lo dico alla maestra, anzi al vescovo!»

    L’Eco non è la Pravda… «e io lo dico alla maestra, anzi al vescovo!».
    I bambini così fanno, quando qualche amichetto li fa arrabbiare, corrono a riferirlo alla maestra, per i fanciulli la massima autorità costituita.
    E così vorrebbero fare alcune zelanti lettrici altomolisane, che giurano e spergiurano sui social di non leggere l’Eco, un giornale stronzo scritto da stronzi, perché loro sono snob ed intellettuali di sinistra, ma poi fanno le pulci ai titoli e agli articoli e addirittura alle abitudini private dei giornalisti.
    Chi è abituato al giornale di partito, alla pravda, con la linea editoriale e pure i titoli dettati dal segretario politico, ovviamente non riesce a tollerare un giornale libero e irriverente, ruvido, caustico e rompicoglioni come l’Eco.
    Qualche nostro titolo, uno in particolare sui finti profughi che affolano i nostri centri montani, deve aver fatto cadere dalla sedia parecchi comunistelli col portafoglio pieno e la Costituzione sul comodino. E ora, sui social, dopo un sommario processo mediatico del nuovo tribunale del popolo altomolisano, si invoca la censura contro l’Eco, quel bavaglio così caro ai comunisti di ogni tempo. Un bel rogo in piazza magari.
    Se qualcuno scrive qualcosa di diverso da quello che penso io deve scattare il bavaglio. Questo il loro ragionamento, perfettamente coerente con il loro essere sedicenti comunisti, quindi totalitari e libertici. E’ scontato il ricorso all’autorità costitutita, che sia un magistrato, un prefetto o addirittura un vescovo.

    Un vescovo? Già, secondo qualcuno, noi stronzi della redazione dell’Eco potremmo ricevere a breve qualche sonora strigliata addirittura da un successore degli apostoli, un vescovo di Santa Romana Chiesa.

    A parte la fantasia bislacca forse causata dalla calura estiva e l’incompetenza evidente di un vescovo nel mettere becco nella linea editoriale di una testata giornalista, a questi novelli inquisitori radical chic vorremmo ricordare una cosa: la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Deve stare scritto da qualche parte, su qualche libro importante ci pare di ricordare.

    E sempre su quel libro c’è anche scritto che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Tutti, appunto, non solo chi vi pare o chi scrive quello che fa comodo a voi. In quel «tutti» siamo compresi anche noi cronisti stronzi dell’Eco.

    E comunque state sereni, non c’è Prefetto o Vescovo o Governatore o Magistrato che possa impedirci di scrivere quello che vogliamo.

    «È la stampa bellezza… e tu non ci puoi far niente!».

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

    tel: 3282757011

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